È un disco che dona nuova luce all’opera di Charles Avison (1709 – 1770), compositore inglese tra i più importanti di fine Settecento, Fedele De Palma nelle liner notes del disco scrive: “La pratica di riprendere e riadattare musica altrui era ampiamente attestata in quegli anni; eppure non era così usuale trasformare composizioni pensate per clavicembalo in arrangiamenti orchestrali. In linea con la tradizione italiana, Avison struttura i concerti alternando sonate lente e veloci. Anche se i temi scarlattiani spesso sono attinti da sonate diverse riunite all’interno di un unico concerto, gli arrangiamenti orchestrali di Avison li rendono omogenei e coerenti. Ma Avison spesso fa di più. Per mantenere la coesione interna del concerto, Avison traspose i temi scarlattiani in tonalità diverse. Altre volte Avison “addolcisce” alcune asprezze armoniche, normalizza alcune battute “eccedenti” o taglia alcune ripetizioni giudicate “azzardate” per il gusto del tempo. Il risultato è un Domenico Scarlatti meno esuberante, più galante, ma comunque assolutamente innovativo per le orecchie degli inglesi di quegli anni. La fortuna dei concerti grossi avisoniani fu notevole”. A riproporle è l’Orchestra a plettro Accademia mandolinistica pugliese diretta da Leonardo Lospalluti, chiudendo il cerchio di una storia che parte da Napoli e a Napoli ritorna.