“Carne e poesia” accarezza le dicotomie, le contraddizioni e gli ossimori, dando risalto alle sfumature e ai dettagli, con la cura di un artigiano e con la precisione di un lanciatore di coltelli. Un disco che fa luce sugli inciampi, sulle paure, sulle debolezze e sulle fragilità dell’essere umano, valorizzandoli di senso e poesia. Storie di vita realmente vissuta, racconti di uomini ai margini della società, ma pur sempre abitati da una tenacia ed una speranza inequivocabili, emozioni che rivelano la sacralità delle piccole e semplici conquiste quotidiane.
In questo disco, più che in altri, la parola si fa viva e visiva: diventa sguardo, crea immagini, allestisce una scena quasi cinematografica. Nel susseguirsi delle tracce, il mare, in relazione ad alcuni soggetti, diventa elemento necessario, peculiarità suggestiva e determinante. Frequenti e caratterizzanti sono quindi i richiami a sonorità mediterranee, etniche, con cori africani e linguaggi musicali eterogenei. Anche la scelta degli strumenti, degli sviluppi armonici e del ritmo non è affatto casuale. La sensazione è quella di trovarsi, con lo scorrere dei brani, in ambientazioni differenti: sotto i portici di una Bologna d’inverno, su una spiaggia assolata in un giorno di primavera, in un mercato nel Medio Oriente, in un villaggio del Sudafrica, tra le vie di Buenos Aires, in un film western, in una stanza. Gli arrangiamenti vestono, con gusto ed efficacia, la danza dei versi e delle melodie; ogni ingresso, ogni colore, ogni incastro ha un significato.