La battaglia per l’affermazione di una dignità linguistica e letteraria del dialetto è assai lunga e articolata, ma sopita negli animi di tanti che la vivono come questione assoluta e decisiva su diversi piani: identitario, sociale, culturale e politico.
Così facendo Donato Fumarola, pianista e compositore pugliese, dopo un lungo peregrinare alle fonti delle proprie origini musicali, raccoglie e compone questo lavoro di ricerca sui maggiori poeti pugliesi dialettali in lingua barese. Chiara Liuzzi ne è l’interprete che trasforma la parola in suono, eco, canto in un’alchimia sonora di un metalinguaggio universale, celato a tratti nella lingua antica vernacolare pugliese con i suoi suoni e colori, evocando mondi atavici. Nicola Puntillo ai clarinetti spiana la via indicando nuove rotte. Melodie, melopee, brandelli di valzer, canto piano, preghiere profane, si mischiano ad elementi improvvisativi in un caleidoscopio di memoria, storie passate e dimenticate che riposano di giorno e vivono nel vento di notte. Così vengono ricomposti i temi della civiltà contadina, i paesaggi, la questione meridionale, la nostalgia di un mondo di felice povertà. La poesia diventa canto, il volgare eloquentia diventa suono lucente della lingua originaria della terra madre.
Si intraprende il viaggio vernacolare dai padri della poesia del novecento barese con Giuseppe De Benedictis, Antonio Nitti, Nicola Gonnella, con un omaggio a Vittorio Bodini per passare ai giovani Giovanni Laera di Noci e Maria Nardelli di Locorotondo, fino ad arrivare ai venerabili, Pietro Gatti di Ceglie Messapica, Lino Angiuli di Valenzano, Vittorino Curci di Noci. Il viaggio si conclude con Grazia Stella Elia di Trinitapoli la poetessa degli ulivi.